Il BPA spiegato bene

Secondo una nuova ricerca siamo esposti più del previsto al bisfenolo A, una sostanza presente in moltissimi prodotti di plastica: le cose da sapere, senza allarmismi

(David McNew/Getty Images)
(David McNew/Getty Images)

Un nuovo test sviluppato negli Stati Uniti sostiene che il nostro organismo sia esposto a una quantità più alta di BPA (bisfenolo A) di quanto finora stimato dalle principali istituzioni sanitarie e agenzie governative per la salute. Il BPA è presente in numerose plastiche, comprese quelle per gli alimenti, e da diversi anni riceve attenzioni da parte dei ricercatori e dei medici, perché sospettato di interferire con la salute e di avere un ruolo in alcune malattie, legate per esempio al calo della fertilità nei maschi adulti e nello sviluppo sessuale dei feti maschili. Le preoccupazioni negli ultimi anni erano state ridimensionate da studi e ricerche, secondo le quali i bassi livelli di BPA cui siamo esposti non comportano rischi, ma gli autori del nuovo test sostengono che potrebbe esserci qualcosa che non va negli esami più diffusi per misurarne le quantità.

Che cos’è il bisfenolo A (BPA)
Il BPA viene utilizzato da molti anni per produrre plastiche e resine di vario tipo, come il policarbonato impiegato in ambito alimentare per produrre bottiglie, stoviglie di plastica e contenitori per la conservazione del cibo. I produttori utilizzano il BPA anche per la produzione di particolari resine, impiegate nei rivestimenti delle lattine di alluminio, per evitare che gli alimenti entrino direttamente in contatto con il metallo. In alcune circostanze, piccole quantità di bisfenolo A possono trasferirsi dalle pareti dei contenitori verso i cibi e le bevande che consumiamo, finendo quindi nel nostro organismo.

A oggi non ci sono prove scientifiche certe circa eventuali interferenze del BPA sul nostro organismo. I ricercatori stanno cercando di capire se funzioni effettivamente da “interferente endocrino”, cioè se possa influire in qualche modo sul sistema ormonale, che regola numerose e importanti funzioni del metabolismo degli animali. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) nel 2015 ha terminato un’analisi ad ampio raggio della letteratura scientifica sui potenziali effetti del BPA, concludendo che non vi fossero conoscenze scientifiche chiare e pareri univoci sul modo in cui questa sostanza influisca sul nostro organismo.

Formula di struttura del bisfenolo A (BPA)

Il bisfenolo A (BPA) e la salute
Da quasi 90 anni sappiamo comunque che il BPA, come altre sostanze chimiche, può interferire con i sistemi ormonali. Il bisfenolo A può per esempio imitare gli estrogeni, gli ormoni sessuali femminili, con ripercussioni sulla fertilità dovuti allo sbilanciamento ormonale. Proprio per questo motivo, un paio di anni fa l’Unione Europea ha indicato il BPA come “sostanza estremamente preoccupante” e il cui impiego nei prodotti di plastica deve essere quindi autorizzato.

Le principali fonti di esposizione al BPA sono gli alimenti in scatola e, in quantità molto minore, i prodotti a base di carne e le carni non inscatolate, anche se ci sono dati contrastanti. Un’altra fonte di esposizione è la carta termica, quella che di solito viene utilizzata per gli scontrini fiscali, e che se messa a contatto con gli alimenti può comportare un trasferimento di BPA sugli stessi. Alcuni ricercatori non escludono che ci possa essere anche trasferimento di BPA attraverso la pelle per chi maneggia spesso scontrini e altri prodotti realizzati con la carta termica, ma i dati attualmente a disposizione sono carenti e non consentono di arrivare a chiare conclusioni.

Limitazioni
La legislazione sull’impiego del BPA è cambiata sensibilmente nell’ultimo decennio, man mano che il tema diventava di maggiore rilevanza per la salute pubblica e aumentavano le ricerche scientifiche. Nel 2011, la Commissione Europea ha vietato l’uso del BPA nella produzione dei biberon in policarbonato, in modo da ridurre i rischi di contaminazione nella prima fase dello sviluppo dei bambini. A febbraio del 2018, l’Unione Europea ha stabilito regole ancora più severe per la produzione di materiali plastici a contatto con gli alimenti, seguendo un principio di precauzione in attesa che le ricerche facciano maggiore chiarezza sugli eventuali rischi legati al BPA.

L’agenzia analoga dell’EFSA negli Stati Uniti, la Food and Drug Administration (FDA), ha assunto provvedimenti simili, limitando l’impiego del bisfenolo A nei contenitori di plastica a uso alimentare. La FDA ritiene comunque che gli attuali livelli di BPA presenti negli alimenti siano “sicuri”, conclusione che ora è stata messa in dubbio dal gruppo di ricercatori che ha realizzato il nuovo test per rilevare la presenza della sostanza.

Come funziona il nuovo test
Il BPA viene scomposto velocemente dal nostro organismo in altre sostanze chiamate metaboliti. Nel loro studio, pubblicato sulla rivista scientifica Lancet Diabetes & Endocrinology, i ricercatori della Washington State University (Stati Uniti) dicono di avere sviluppato un nuovo test che rileva direttamente i livelli di metaboliti, a differenza dei test impiegati finora che effettuano una misurazione indiretta (tramite un enzima che ha la capacità di riconvertire i metaboliti in BPA). Mettendo a confronto i risultati dei due metodi, i ricercatori hanno concluso che i test impiegati finora sottostimano i livelli di BPA nell’organismo.

I ricercatori hanno messo alla prova il loro sistema in laboratorio, utilizzando urina sintetica arricchita con i derivati del BPA, e su campioni prelevati da volontari, comprese donne incinte. Nella maggior parte dei test, sono stati ottenuti risultati con livelli più alti di BPA, in alcuni casi fino a 44 volte maggiori rispetto ai livelli ritenuti sicuri dalla FDA.

Il nuovo test deve essere ancora perfezionato e serviranno ulteriori ricerche per valutarne l’accuratezza, ma i primi risultati indicano che le analisi eseguite finora potrebbero sottostimare la quantità di BPA cui siamo esposti. Potrebbe essere un problema soprattutto per i soggetti più a rischio, anche se a oggi non ci sono evidenze scientifiche per determinare oltre quali limiti ci siano effetti da BPA, ammesso ce ne siano. (Come avrete intuito dai condizionali in questo paragrafo, non possiamo ancora dirlo per certo.)

Rischio e pericolo
Quando si parla di sostanze potenzialmente pericolose per la salute è bene ricordare che “rischio” e “pericolo” non sono la stessa cosa. In generale, un pericolo è un’eventuale minaccia per la salute dovuta a come è fatta una sostanza, mentre il rischio – cioè gli effetti negativi di questa sostanza – dipende dalla durata dell’esposizione, dalla quantità di sostanza cui si è esposti e dal momento in cui si verifica l’esposizione, di solito legato all’età del soggetto (feto, infanzia, età adulta).

Gli studi condotti finora sugli animali indicano che a dosi elevate (oltre 100 volte la dose giornaliera tollerabile) ci sono probabili effetti nocivi ai reni, al fegato e alle ghiandole mammarie, anche se non è ancora chiaro come siano causati.

Sulla base degli studi prodotti finora, l’EFSA ha concluso che agli attuali livelli di esposizione il BPA non comporti rischi per la salute. Le stime massime su quanto siamo a contatto con questa sostanza sono da 3 a 5 volte inferiori rispetto alla dose giornaliera tollerabile (DGT). Negli anni, l’EFSA ha però rivisto la DGT, riducendola, proprio perché sono diventati disponibili nuovi dati più accurati per valutare livelli e rischi collegati al bisfenolo A.

Il business “BPA Free”
Diversi produttori di contenitori per alimenti e non solo negli ultimi anni hanno iniziato a indicare sulle loro confezioni l’assenza di BPA, con diciture come “BPA Free”. In alcuni casi le sostanze sostitutive impiegate hanno caratteristiche simili al BPA, quindi non offrono molte garanzie in più. La presenza dell’indicazione “BPA Free” ha contribuito a rendere il tema del bisfenolo A molto sentito, con effetti giudicati controproducenti e inutili allarmismi.

Quindi?
A oggi il BPA è una delle sostanze più tenute sotto controllo dalle autorità sanitarie e dalle istituzioni che hanno il compito di valutare la sicurezza dei composti con cui entriamo in contatto. L’EFSA ha un’intera sezione del proprio sito dedicata al tema, con costanti aggiornamenti sulle normative e soprattutto sugli esiti delle nuove ricerche. Gli esperti concordano sul fatto che il BPA non debba essere sottovalutato, ma che al tempo stesso non debba rubare spazio alla comunicazione su sostanze che sappiamo per certo essere dannose per la salute umana, come il fumo di sigaretta e gli alcolici.