Come per Uber nel campo dei taxi, le innovazioni Uber-like in sanità mettono a nudo l’incapacità e il ritardo del sistema – e soprattutto dei professionisti - nel venire incontro alle legittime esigenze degli utenti. Perché è così difficile contattare il proprio medico telefonicamente? Perché non è possibile comunicare con lui via email o via skype? Perché fare una coda e perdere mezza giornata per la banale ripetizione di una ricetta? Organizzazioni più attente all’innovazione – guarda caso diffuse proprio nei pressi della Silicon Valley, cioè in California – come Kaiser Permanente da anni hanno introdotto modalità di rapporto tra medici e pazienti più dirette e più comode, basate sull’uso delle tecnologie e di internet4. ...
Ma la medaglia di queste innovazioni ha l’altra faccia, assai meno amichevole e rassicurante. Quella della polverizzazione dell’offerta sanitaria in un caotico mercato sanitario, dove il basso prezzo delle prestazioni ha come corrispettivo il basso salario, talora lo sfruttamento, dei professionisti, dove overdiagnosis e overtreatment sono quasi sempre la regola, dove la qualità non è quasi mai controllata, dove si possono facilmente annidare frodi e abusi.